espropriati di ciò che posseggono: riconoscono semplicemente che la legittimità Lattanzio sostenne nelle Divinae institutiones che se la "causa coeundi" dell'umanità fu il bisogno diffuso di protezione, compito e dovere dell'uomo era quello di prestare assistenza al proprio vicino, ed era per tale ragione, morale oltreché politica, che sarebbe stato massimamente esecrabile il comportamento di chi, volontariamente, si fosse allontanato dal consorzio sociale. Tuttavia tale visione è dibattuta: difatti, solitamente, il giusnaturalismo tende a stabilire delle leggi naturali che facciano da limite al potere statale; da parte sua, invece, Hobbes utilizza le leggi naturali per dimostrare che il potere statale, per poter funzionare efficacemente, dev'essere illimitato, privo di vincoli, e indiviso; in questo modo si pone agli antipodi di pensatori classici del giusnaturalismo, come ad esempio Locke. Fu ripresa anche, come vedremo, da un pensatore liberale come Locke, interessato a superare con essa le aporie derivanti dalla sua posizione individualista. Lo stato di natura, benché sia solitamente considerato punto di partenza del discorso contrattualista, non ha una definizione universalmente accettata, poiché si considera essenzialmente come mera ipotesi logica. Notiamo dunque che egli distingue nettamente un primo momento di aggregazione degli individui, rappresentato dal contratto sociale, da un secondo momento, in sé non naturalisticamente determinato come il primo, in cui gli esseri umani, resisi consci della insostenibilità di una convivenza anarchica, addivennero ad un secondo accordo, il cosiddetto contratto di governo, attraverso il quale posero sopra di sé le istituzioni. per associarsi e deliberare; una volta che la società sia costituita, gli Nello sviluppo di questo concetto, possiamo Tuttavia, prima dello Stato, deve esistere una società autosufficiente, come la famiglia, che si costituisce a partire da una naturale tendenza dell'uomo verso gli altri. Nel XVII secolo vediamo quindi l'affermazione pressoché definitiva del contrattualismo che, riuscendo a convivere con la concezione aristotelica della natura sociale dell'uomo, comincia a svolgere la sua funzione di limite teorico del potere sovrano, considerato originariamente limitato dal pactum, e si pone, in alcuni casi, come valido strumento argomentativo nella lotta alla tirannia per mezzo del diritto alla resistenza anche armata (monarcomachi) o attraverso la proposta dell'istituzione di poteri di controllo sull'operato del re. Ciò che funge da presupposto alla stessa sottoscrizione del patto sociale, la libertà e l’eguaglianza dei contraenti, deve essere assunto dalla comunità politica come suo obiettivo ultimo. Sia il diritto romano sia i precetti del Cristianesimo erano in grado di ispirare concezioni divergenti della sovranità e dei suoi limiti. sovranità del Legislatore deriva dal mandato popolare, e non dall’arbitrio, anche di regolare il diritto che ciascuno ha di reagire con la forza e la Rivoluzione del 1689. libertà religiosa e economica e sulla difesa della proprietà privata, dove la Il contratto sociale di Rousseau – Il contratto sociale di Locke si riferisce a uno stato in cui gli individui si sono accordati per delegare a determinate istituzioni il compito di garantire meglio i diritti e le proprietà degli stessi individui. di obbedire alla volontà generale vi sarà costretto dall’intero corpo; ciò A suo avviso, infatti, sia Hobbes che Locke inseriscono in uno stato naturale un uomo che nei suoi tratti è già sociale, falsando del tutto le premesse e le conclusioni del loro ragionamento. In Locke c’è la netta Esso è un contratto di governo. I teorici americani affermano dunque la matrice volontaristica e consensuale dell'atto costitutivo, avvalendosi, come avevano già fatto gli Ugonotti, della tradizione biblica ossia dei patti dell'Antico Testamento. Locke: lo Stato ‘antiassolutista’ o ‘liberale’, ovvero la comunità politica ... Il patto sociale dovrà coinvolgere allora il popolo nel suo insieme al fine di trovare una forma associativa che protegga la persona e i beni di ciascun associato in modo però da conservarlo nella sua piena libertà e uguaglianza con tutti gli altri. designato». crediamo (come è scritto nella Bibbia) che la storia umana abbia avuto inizio nell’Eden, Bisogna considerare che, sebbene l'opera adombri una visione contrattualistica del rapporto governante-governati, tuttavia l'accordo primigenio non è visto come l'incontro di volontà autonome, piuttosto come la realizzazione fenomenica di una necessità universale, significata dalla presenza di Dio come termine di legittimazione del secondo patto; lo schema contrattualistico rimane comunque lo strumento più adatto per giustificare la resistenza al governo oppressivo, il diritto alla quale, nelle Vindicae, spetta non già all'intero popolo, bensì ai magistrati o alle assemblee, quindi a dei poteri intermedi. proprietà privata, ma atti concreti come la delimitazione del possesso della Questa condizione è detta velo d'ignoranza. La teoria biblica dell’Eden è la base fideistica che Al termine del Discorso sull'ineguaglianza, Rousseau spiega come il desiderio di essere considerati dallo sguardo altrui, che si era generato durante l'età dell'oro, aveva potuto, sul lungo periodo, corrompere l'integrità e l'autenticità degli individui all'interno di una società, quella moderna, segnata dalla dipendenza reciproca, dalle gerarchie e dalle diseguaglianze sociali. Inoltre, poiché la conquista di uno schiavo per mezzo di questo presunto diritto del vincitore deriva dalla sola forza (prolunga cioè lo stato di guerra tra i due esseri umani piuttosto che interromperlo), è ancora una volta un non-diritto, il quale viene meno non appena lo schiavo riesce fisicamente a eludere le sue catene. La disposizione su cui si è convenuto espressamente o È anche uno stato di eguaglianza, in cui ogni potere e ogni giurisdizione è reciproca, nessuno avendone più di un altro, poiché non vi è nulla di più evidente di questo, che creature della stessa specie e dello stesso grado, nate, senza distinzione, agli stessi vantaggi della natura, e all’uso delle stesse facoltà, debbano anche essere eguali fra di loro, senza subordinazione o soggezione, a meno che il signore e padrone di esse tutte non ne abbia, con manifesta dichiarazione del suo volere, posta sopra le altre, e conferitole, con chiara ed evidente designazione, un diritto incontestabile al dominio e alla sovranità.». Rousseau vedeva una divaricazione sostanziale tra la società e la natura umana. Leggiamo nel cap. separazione tra potere legislativo e potere esecutivo, dove l’accento viene Ciò consente a noi di considerare non incondizionata quella fedeltà ma strettamente legata alla condotta del re che era sì titolare del potere sovrano, ma non per questo autorizzato a legiferare arbitrariamente, dovendo la legge positiva sempre e comunque operare in uno spazio limitato stabilito da principi di diritto naturale, di origine consuetudinaria, dei quali il popolo si considerava depositario. Per questa ragione Locke vede nell’esistenza di Locke eviti di elaborare qui una costruzione rigorosa, il popolo conserva 56-sgg. II, cit., p. 29. la corruzione dello stato di natura (attribuita allo sviluppo delle scienze e C'è solo una cosa che mi lascia perplesso: Parlare di "pactum subiectionis" in Locke è, a mio parere, scorretto. L’astrazione e la purezza della volontà generale e del suo esercizio, la sovranità stessa, ne spiegano i … La conseguente condizione di conflitto tra chi aveva molto e chi poco o nulla, fece sì, secondo Rousseau, che il primo Stato fu inventato come una forma di contratto sociale suggerito dai più ricchi e potenti. Nello stato di diritto, o stato sociale, l'uomo si trova di fronte a regole stabili, da sempre impresse nel suo cuore e non imposte da nessuno, alle quali si deve attenere. Solo nella seconda metà del '900, si è assistito ad una sua rinascita: questa si deve specialmente ad opera del filosofo John Rawls. Nel patto sociale ciascun individuo deve ceder tutto se stesso e tutti i suoi diritti ( come in Hobbes ) , ma il destinatario di questa alienazione ( a differenza di Hobbes ) non è un singolo individuo ( un " terzo " ) , bensì il corpo politico nella sua interezza : ciascuno cede tutti i … Se quest'alienazione dei diritti, dei doveri, del potere e dei beni di ciascuno avviene senza riserve, ognuno, dandosi a tutti, non si dà a nessuno, e nessuno ha interesse a rendere onerosa la condizione altrui (o renderebbe onerosa la propria): «Non c'è associato sul quale non si acquisti lo stesso diritto che gli si cede su sé stessi, si guadagna l'equivalente di tutto ciò che si perde e più forza per conservare quello che si ha.»[11], Dalla comunità, così costituita in un autentico corpo politico, si origina una volontà unitaria del popolo in quanto Stato che determina le azioni del popolo in quanto sovrano: è quella che Rousseau chiama la volontà generale (volonté générale). Sia in Giovanni da Parigi (Tractatus de potestate regia et papali), sia in Guglielmo di Ockham (Dialogus inter magistrum et discipulum), sia in Nicolò Cusano (De concordantia catholica) troviamo l'elemento spontaneistico dell'aggregazione e quello volontaristico della sottomissione, rinveniamo inoltre il ruolo della Natura come limite al potere sovrano e l'inferenza per cui il soggetto costituito (il sovrano) non può assumere nei confronti del soggetto costituente (il popolo) poteri ulteriori rispetto a quelli trasmessi mediante accordo, senza con ciò corrompersi in tirannia, potendo dunque pretendere l'obbedienza solo per quelle cose “quae ad utilitatem communem proficiunt”. STATO DI NATURA – PATTO SOCIALE. Ciascuna consociatio nasce dall'accordo costituito tra le associazioni di dimensioni minori le quali trasferiscono solamente quella parte di potere necessaria al funzionamento dell'associazione più vasta conservando il diritto di svincolarsi da uno Stato per legarsi ad un altro, realizzandosi così un sistema federale o di decentramento politico-amministrativo. sta che, volendo fondare su solide basi la sua teoria politica, Locke non Si concilia dicendo che l’uscita dall’Eden rappresenta una presa di coscienza della caducità e del libero arbitrio, una assunzione di responsabilità non casuale ma programmata dal Signore (v. Paradise Lost, Milton), quindi un momento felice che costringe a “crescere”. parti, questa volontà che è la fonte della legge, costituisce la regola del Per questo, pone il governo civile come il rimedio adatto agli inconvenienti dello stato di natura. Diversamente, né la pace né giustizia sarebbero realizzabili. A questo scopo tutti gli individui rinunciano ai propri diritti naturali, stringendo tra loro un patto con cui li trasferiscono a una singola persona, che può essere o un monarca, oppure un'assemblea di esseri umani, che si assume il compito di garantire la pace entro la società. Si tratta grosso modo degli anni in cui scoppia la seconda rivoluzione che travaglia l' Inghilterra del Seicento, la rivoluzione che verrà detta "gloriosa" (vedere riassunto alla fine del capitolo). STATO DI NATURA – PATTO SOCIALE. Rousseau vede l’idea di politica, che si basa sul consenso e sulla delega di alcuni poteri a un governo Una concezione di questo tipo spinse alcuni sofisti (Trasimaco, Protagora, Licofrone) ad elaborare una teoria della genesi dello Stato di matrice individualistica: lo stato nasce per superare la condizione primitiva nella quale ciascun individuo è pienamente libero di perseguire i propri fini senza alcuna limitazione e che è quindi caratterizzata dallo scontro perenne delle singole volontà, risolvendosi in quello che Thomas Hobbes definì il bellum omnium contra omnes. Questo per evitare che chi stipula i principi cerchi favori. Nella dottrina cristiana, al principio espresso con la formula “Date a Cesare quel che è di Cesare”, si contrapponeva la concezione agostiniana dell'origine dello Stato, per la quale l'affermazione del potere secolare era stata una necessaria conseguenza del peccato. Il contratto sociale è, secondo alcuni pensatori, alla base della nascita della società, ossia di quella forma di vita in comune che sostituisce lo stato di natura, in cui gli esseri umani vivono in una condizione di instabilità e insicurezza per la mancanza di regole riguardo a quelli che sono i loro diritti e doveri. Alla teoria del contratto sociale di Pufendorf e Locke, Hume sostituisce una teoria evolutiva, quella delle convenzioni, con un paradigma di gioco ripetuto, in cui si genera un rapporto di scambio fra le parti, mediante una interazione di dare e avere, che entrambi gradiscono e perciò prosegue, dando luogo a … dei comportamenti concreti degli uomini (patti, contratti, relazioni economiche Egli si trova, quindi, apertemente in contrasto sia con le teorie assolutistiche di Hobbes sia con quelle dei sostenitori del diritto divino dei re. troviamo qui davanti al problema della rappresentanza; e questo sarà oggetto A tale Ognuno può retribuire al colpevole, secondo quanto dettano la ragione tranquilla e la coscienza, una punizione proporzionata alla sua trasgressione, nei termini di riparazione e repressione. sudditi. II, Mondadori, Milano, 2009, p. 807. Questi esseri umani primitivi erano dominati dall'impulso di autoconservazione ("amore di sé") e da una disposizione naturale alla compassione e alla pietà verso i simili. di Locke esiste una propensione naturale all’amicizia e alla benevolenza e un Nello stato di natura, ognuno ha il potere esecutivo della legge di natura. È chiaro che la volontà particolare di qualcuno può divergere dalla volontà comune del corpo politico: ma, per la simmetria di base del contratto sociale, «esso contiene implicitamente questo impegno, che solo può dar forza agli altri: chiunque rifiuterà di obbedire alla volontà generale vi sarà costretto da tutto il corpo, il che non significa altro che lo si forzerà a essere libero.»[12][13]. Tuttavia, Locke ammette facilmente che la parzialità degli esseri umani nel giudicare se stessi e i propri amici comporta confusione e disordine. Un pensatore di notevole rilievo sia per l'influenza che ebbe su John Locke sia perché introdusse in Inghilterra la riflessione contrattualistica continentale fu Richard Hooker. [4], Nel Contratto sociale non mancano tesi apparentemente stato civile sembra simile a quella del filosofo inglese; le stesse tesi però Infatti - spiega bene Norberto Bobbio, quando, parlando di pactum subiectionis fa riferimento a un patto di "soggiogamento" - di subordinazione - dove l'individuo si sottomette al sovrano. LOCKE. posto sul primo (rappresentato dal Parlamento). natura. Filosofo inglese, 1588-1679. Nella dottrina giusnaturalistica occupano un posto centrale le nozioni di stato di natura e di contratto sociale. Fatto ciò, la moltitudiine così unita in una persona viene chiamata uno stato, in latino civitas. L'accordo tra lo spontaneismo aristotelico e il volontarismo contrattualista fu trovato nella considerazione che la Natura, intesa anche come volontà divina, fosse la causa impulsiva dell'aggregazione sociale ma che, per l'epifania dello Stato, fosse necessario l'accordo tra gli esseri umani: attraverso questo compromesso essi perdevano la loro libertà ferina, resa tale dalle conseguenze del peccato originale, e stabilivano al di sopra di loro e per volontà di Dio, un organo sovrano con plenitudo potestatis per stabilire l'ordine e al fine di garantire la sostenibilità del consorzio. «Io autorizzo e cedo il mio diritto di governare me stesso a quest'uomo o a questa assemblea di uomini, a questa condizione, che tu gli ceda il tuo diritto, e autorizzi tutte le sue azioni in maniera simile. Nel Critone di Platone troviamo una delle esposizioni più chiare della dottrina contrattualistica che il mondo greco ci ha lasciato: le leggi della pòlis vengono personificate e si rivolgono a Socrate, recluso e condannato a morte. usciti dallo stato di natura per essere più sicuri di conservar meglio la loro [7], Avendo rifiutato la fondazione della società sulla base della forza o della schiavitù, e rifiutando anche le fondazioni basate sul diritto divino o sul paternalismo politico, Rousseau passa quindi a esaminare quello che secondo lui è l'atto propriamente costitutivo delle società umane, con cui si trasforma un gruppo inorganico e disorganizzato in una comunità regolata da precise convenzioni:[8] «Prima di esaminare l'atto attraverso il quale un popolo elegge un re sarebbe bene esaminare l'atto per il quale un popolo è un popolo, perché quest'atto, precedendo necessariamente l'altro, costituisce il vero fondamento della società.»[9], Quest'atto, che Rousseau legge nella forma tradizionale del contratto sociale, è la risposta che una comunità dà al problema di «trovare una forma di associazione che protegga, mediante tutta la forza comune, la persona e i beni di ciascun associato e per mezzo della quale ognuno, unendosi a tutti, non obbedisca tuttavia che a sé stesso e rimanga libero come prima.»[10] La clausola fondamentale di tale patto, quella che lo rende legittimo (l'unico, in effetti, legittimamente possibile), è che ognuno (come singolo) si dia a tutti gli altri (come comunità) e (come membro della comunità) riceva tutti gli altri (come singoli). La legge di … Ogni teoria politica non può evitare di affrontare il problema della nascita del concetto stesso di “politico” e del suo stretto rapporto con le istanze che lo precedono e che costituiscono il criterio di orientamento dell'agire in società, che fondano gli scopi della stessa, che stabiliscono quindi i limiti, se ci sono, del potere sovraordinato nel suo rapporto con il cittadino. Il primo ovviamente non può essere considerato un contratto sociale né di governo ma, non rivestendo una significativa rilevanza dal punto di vista politico, ha lo scopo di agganciare la riflessione politica alla tradizione biblica, nella quale si vogliono trovare le radici storiche anche del secondo patto, quello tra il sovrano e il popolo che trova la sua prima testimonianza storica nel patto concluso dal re Gioas con il popolo d'Israele (II, RE, 11). Ha difeso la nozione di uno Stato con poteri limitati, ed è per questo che la sua dottrina politica è stata fondamentale per il liberalismo. Egli sosteneva che, poiché il sovrano possiede una grande quantità di poteri sul resto degli esseri umani, è necessario che sia il migliore tra loro, perché solo in quel caso potrà governare il suo popolo con equità; nel caso in cui colui che è stato scelto (eligitur) al popolo per tutelare la giustizia nello Stato, imponga invece ai suoi sudditi un'odiosa tirannia, questi avrebbero tutto il diritto di ribellarsi ad esso e di violare il patto di obbedienza che avevano contratto, giacché il sovrano per primo, con la sua condotta iniqua, si era reso inadempiente ai suoi supremi doveri come il guardiano di porci che, assunto per pascere i maiali, cominci a macellare e distruggere il gregge... «Per ben intendere il potere politico e derivarlo dalla sua origine, si deve considerare in quale stato si trovino naturalmente tutti gli uomini, e questo è uno stato di perfetta libertà di regolare le proprie azioni e disporre dei propri possessi e delle proprie persone come si crede meglio, entro i limiti della legge di natura, senza chiedere permesso o dipendere dalla volontà di nessun altro. Tali teorie sono rispettivamente conosciute alla storia come l'assolutismo e il liberalismo e, pur partendo da presupposti comuni, ossia dal motto "bellum omnium contra… La permanenza nella città viene intesa dunque come comportamento concludente sufficiente ad esprimere un consenso implicito al patto originario con il quale fu fondata la convivenza civile. [5] Il contratto sociale, in Rousseau, vol. che dobbiamo partire per valutare le proposte politiche di Rousseau e la sua Da molti autori in effetti è stato indagato il rapporto esistente tra l'individualismo politico ed il cristianesimo protestante e, quantunque gli sviluppi storici possano individuare in epoche posteriori la realizzazione politica di questo connubio, specialmente negli assetti governativi sorti nelle comunità protestanti del New England, non possiamo ignorare la produzione letteraria della comunità ugonotta francese della seconda metà del XVI secolo e l'influenza che ebbe sul pensiero contrattualista successivo. terra (enclosures) e l’appropriazione dei frutti del proprio lavoro e degli Per liberarsi dalla condizione primitiva in cui tutti competono con tutti (bellum omnium contra omnes) e la vita è nasty, brutish, and short (spiacevole, grezza, e breve), si deve costituire una società efficiente, che garantisca la sicurezza degli individui, condizione primaria per il perseguimento dei desiderî. profonde differenze nel modo di concepire la società. preservarlo da qualsiasi tentativo di sopraffazione di qualcuno sugli altri, e «Poiché questo è un delitto contro l’intera specie umana, e contro la sua pace e sicurezza, a cui la legge di natura ha provveduto, ciascuno perciò, in base al diritto che ha di conservare gli uomini in generale, può reprimere, o, se è necessario, distruggere ciò ch’è loro nocivo, e quindi può recare a chi ha trasgredito quella legge un male tale che possa indurlo a pentirsi d’averlo fatto, e perciò distoglier lui, e, sul suo esempio, altri, dal compiere il medesimo torto. oscurità. Nel corso della seconda metà del Seicento, in Inghilterra, che era ormai quasi divenuta una monarchia parlamentare, iniziano a svilupparsi due nuove correnti di pensiero politico sostenute da Thomas Hobbes e John Locke. Ciт andrebbe infatti contro la finalitа stessa del patto, stipulato per mantenere la vita e l’incolumitа personale di coloro che l’hanno stipulato. Nella loro veste di Locke era uno strenuo detrattore dello stato assolutista, poiché per lui la libertà degli uomini è una delle dimensioni centrali che il patto sociale deve proteggere. Si considerano contrattualisti quei pensatori che muovono da tale sintassi del discorso. [2] In altri termini, gli uomini sono Esempio paradigmatico della concezione dicotomica norma-natura, è la storia di Antigone, come ci viene narrata dal tragediografo Sofocle: il re Creonte ordina che Polinice, reo di avere attaccato militarmente la sua città, non abbia sepoltura. A metà strada tra individualismo e corporativismo si pone il pensiero di Althusius, il quale fonda sul consenso qualsiasi forma di associazione umana e non solamente lo Stato. Questo punto di vista fu espresso chiaramente da John Milton, ministro degli esteri di Oliver Cromwell, nella sua opera The Tenure of Kings and Magistrates dove egli sostiene che, dato che il potere del sovrano deriva direttamente dal popolo, questo “tutte le volte che lo giudicherà come la cosa migliore, potrà sceglierlo o rigettarlo, mantenerlo o deporlo anche quando non si tratti di un tiranno, semplicemente per la libertà e il diritto di esseri umani liberi di essere governati come sembra loro meglio”. L’atto costitutivo Congratulazioni, intanto, per il contenuto: è davvero molto valido. Tra i teorici del consenso popolare che si affermarono nel XVI secolo ebbe per un certo periodo seguito la teoria del rapporto popolo-sovrano fondata sull'istituto dell'amministrazione fiduciaria, una versione certamente più audace rispetto a quella tipicamente contrattualistica, in quanto prevedeva per i governati il diritto, esercitabile ad libitum, di revocare la fiducia nei confronti dei governanti, per l'amministrazione della cosa pubblica. ROUSSEAU 3 – IL CONTRATTO SOCIALE. La filosofia della politica di John Locke (1632-1704) (1.1) Lo stato di natura secondo Locke Secondo Locke, gli uomini, in quanto appartenenti al mondo naturale, tendono a comportarsi secondo le leggi di natura. delle arti) così come denunciata nel Discorso.[6]. Come è possibile tutto cio? In un periodo come quello altomedievale, caratterizzato alla notevole instabilità dei centri di potere, la riflessione politica fisiologicamente riguardò soprattutto i limiti del potere sovrano alla luce del conflitto tra Chiesa e potere secolare. Il pensiero politico medievale fu influenzato in maniera rilevante sia dai principi del diritto romano, conservati grazie all'immensa opera di catalogazione promossa da Giustiniano, sia dalla dottrina della Chiesa. legge di natura.[1]. In Inghilterra l'affermarsi della teoria del contratto si ebbe principalmente tra i sostenitori del parlamentarismo o della monarchia cosiddetta mista nella quale al potere del sovrano doveva contrapporsi il ruolo di controllo del Parlamento, che era chiamato a legiferare insieme al sovrano in materia di imposizione fiscale. Tali teorie sono rispettivamente conosciute alla storia come l'assolutismo e il liberalismo e, pur partendo da presupposti comuni, ossia dal motto "bellum omnium contra… Certamente lo spirito democratico di Manegoldo non può essere considerato rappresentativo della sua epoca, giacché in altri autori a lui contemporanei il ruolo che il primo assegnava al popolo era invece attribuito ai principi elettori o al clero (Paul Von Bernried) che effettivamente possedevano diritti elettorali; tuttavia il suo pensiero ripropone di nuovo il concetto di bilateralità nell'assunzione del potere secolare, vera chiave di volta della teoria politica medievale, e la conseguente concezione di una sovranità sub lege e non praeter legem, dove la lex coincideva con l'equità e questa con i diritti portati da usi secolari e dei quali il popolo voleva rimanere comunque geloso custode, donde l'affermarsi, tra gli scrittori dell'epoca, del topos della resistenza al tiranno. allora possiamo credere di poter vivere in uno Stato civile basato sulla Dio e nell’immortalità dell’anima i presupposti necessari all’esistenza della individualità, può essere considerato come un corpo organizzato, vivente e Sulla stessa linea di pensiero si attestava Aristotele che considerava lo Stato l'unico luogo in cui l'uomo, considerato “animale politico”, fosse in grado di manifestare la sua superiorità rispetto al resto del mondo animale mediante la repressione della ferinità, l'unico luogo nel quale poteva svelare la sua natura morale con la scoperta del giusto e dell'ingiusto. Il filosofo ateniese considerava la società organizzata che assegnasse ad ognuno il suo posto e i suoi doveri, il solo luogo in cui la natura umana, con le attitudini e i valori diversi dei singoli, potesse trovare completa espressione. Piretti, Storia contemporanea. Difatti i ricchi e i potenti, tramite tale contratto, sanzionarono la proprietà privata, lo stato di fatto e quindi istituzionalizzarono la diseguaglianza come se fosse inerente alla società umana. Per far tornare tutto basta fingere che si possa votare una élite (parlamento/governo) che diventa fonte della legge, e quindi determina la legittimità o meno anche delle proprietà – la finzione sta nell’accessibilità di chiunque al ruolo di élite, il che permette di non distinguere populus da senatus fingendo esista solo il populus. Accettando spontaneamente le leggi che vengono loro imposte, le persone perdono una parte della loro assoluta e (potenzialmente) pericolosa libertà per assicurarsi una maggiore tranquillità e sicurezza sociale. rapporti e nel rapporto con lo Stato stesso». Da parte sua c’è deposito [trust, trusteeship], e non contratto di sottomissione».[3]. e commerciali, etc. Già il pensiero greco aveva affrontato la difficoltà fondamentale di trovare un termine oggettivo di distinzione tra il politico e il "prepolitico", tra la norma (nomos) e la natura (physis). Nel mondo romano il centralismo imperiale diede un contributo notevole alla stasi della riflessione politica e, sostanzialmente, coloro che se ne occuparono non fecero altro che rielaborare teorie precedenti sempre in un clima di diffuso conservatorismo. In tale situazione gli esseri umani, consci dell'aleatorietà della loro condizione addivennero ad un accordo (synthèke, omologhìa) di astensione reciproca dalla violenza. Nel Secondo trattato Locke passa dalla pars destruens alla pars construens. In questa concezione il potere politico si fonda su un contratto sociale che pone fine allo stato di natura, segnando l'inizio dello stato sociale e politico. consiste il contratto di Rousseau? I tre grandi teorici dello stato di natura, una congetturata condizione in cui gli uomini non sarebbero stati ancora associati tra loro da un sistema governativo e dalle leggi ad esso connesse, sono stati Thomas Hobbes (1588-1679), John Locke (1632-1704) e Jean Jacques Rousseau (1712-1778). Il corpo politico, pertanto, è anche un proposito, è lecito chiedersi come si concilia l’esaltazione dell’«istante John Locke vive in Inghilterra , nell' ultima fase del 1600, e le sue opere vanno collocate intorno agli anni ‘90 del secolo. Piretti, Storia contemporanea. Dopo Rousseau il contrattualismo fu ripreso da Immanuel Kant che nell'opera La metafisica dei costumi (1797) ci offre una dottrina assai influenzata dal filosofo ginevrino, ma mediata da altrettanto importanti istanze lockiane. in altri termini, l’ideale di monarchia costituzionale figlia della Gloriosa Introduzione. Nello stato di natura Roger Williams nella sua opera The Bloudy Tenent of Persecution anticipa la teoria di Locke dell'amministrazione fiduciaria del potere sostenendo che "i governi, in quanto costituiti e stabiliti dal popolo, non hanno un potere e una durata maggiori di quanto è stato affidato loro dal potere civile, ovvero dal popolo, che ha espresso il suo consenso ed accordo" sostenendo che ecceda dai suoi poteri quel ministro o magistrato che eserciti in qualunque materia a lui non espressamente affidata dall'autorità popolare. [2], Quindi Rousseau analizza il problema della schiavitù, e procede con la confutazione delle tesi sostenute in proposito da Grozio. La riflessione sulla posizione dell'individuo all'interno della società, ossia inteso come cittadino, costituisce il fondamento di qualunque teoria propriamente politica.